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L'olfatto sopraffino

16 Febbraio 2025, Nogarè.

Davide è uscito, e io mi dedico alla stesura del diario, dopo aver mangiato sushi con mia sorella e il suo compagno. Fuori è una bella giornata, l’aria è frizzante. Lo è da due settimane.

Ricordo che a fine gennaio, una mattina, sono scesa sotto casa per recarmi al lavoro. Arrivata alla macchina, mentre cercavo le chiavi accanto alla portina, mi sono fermata di botto. Qualcosa di insolito si era presentato sulla soglia della mia coscienza. Ho alzato la testa d’istinto, ho guardato lontano, cercando le vette delle montagne, e ho inspirato col naso. È un gesto che ormai mi esce spontaneo, quasi animale, come quello di un cane che annusa l’aria per orientarsi. E in quell’attimo me ne sono resa conto: l’aria era cambiata. Non più il sentore acre delle combustioni prodotte dai camini a legna o a pellet, ma un’aria finalmente fresca, pulita. Non accadeva da ottobre.

A volte mi sorprende pensare a come anche una condizione come la mia possa avere risvolti inaspettatamente positivi.

A causa della MCS, il mio olfatto si è affinato al punto da diventare incredibilmente potente. Ricordo bene quanto mi rammaricassi, anni fa, di non percepire più gli odori con l’intensità di quando ero bambina. Essi sono fondamentali per la memoria, l’ho studiato anche in psicologia: gli odori sono strettamente legati alla memoria perché il sistema olfattivo si collega direttamente al sistema limbico, struttura cerebrale fondamentale per l’elaborazione delle emozioni e dei ricordi. A differenza degli altri sensi, l’informazione olfattiva arriva rapidamente alle aree cerebrali coinvolte nella memoria a lungo termine. Questo spiega perché un odore può evocare ricordi vividi e dettagliati, spesso accompagnati dalle emozioni provate in quel momento. I profumi si imprimono nei ricordi, si intrecciano alle emozioni dei momenti più significativi, soprattutto a quelli dell’infanzia. Per me, ad esempio, il profumo del pino significa Sardegna. Mi evoca il calore dell’estate, il vento che scuote le fronde dei pini marittimi, in particolare quello gigante che ancora oggi svetta davanti alla casa di Castiadas.

Dall’autunno del 2023, quando ho iniziato a lavorare presso la Camera di Commercio, il mio olfatto è tornato ad essere incredibilmente acuto, direi persino superiore alla media e più potente di come fosse da piccola. Si è sviluppato in pochissimo tempo, quasi da un giorno all’altro. Ricordo di essermene accorta una mattina, salendo la scalinata che portava a Piazza Santo Stefano: avevo percepito la scìa di profumo lasciata da una persona ad almeno 20 metri da me. Mi sono stupita perfino di aver riconosciuto quella scìa, che aleggiava nell’aria quasi fosse statica. Evidentemente nel momento in cui ho realizzato che i profumi potevano nuocermi, il mio corpo ha reagito per proteggersi acutizzando l’olfatto. Ed è straordinario.

Ora riesco a percepire gli odori con un’intensità nuova, a distinguerne infinite sfumature, persino a grandi distanze. E sebbene sia il frutto di un adattamento a una condizione aversiva, questa sensibilità ha portato con sé un dono meraviglioso: la possibilità di riscoprire e assaporare nuovamente ogni profumo che mi circonda. È come avere un superpotere, e lo apprezzo profondamente.

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